giovedì 14 maggio 2009

Mazzette a Tezze ?

http://corrieredelveneto.corriere.it/veneto/notizie/cronaca/2009/14-maggio-2009/mazzette-l-inchiesta-si-allarga-perquisito-l-ufficio-cave-regionale--1501353640850.shtml


la giustizia i casi

Mazzette, l’inchiesta si allarga. Perquisito l’ufficio cave regionale

Altri 6 indagati dopo Canalia: c'è anche il primo dirigente dell’ente pubblico veneto. Nei guai il responsabile provinciale di Vicenza, il sindaco di Tezze e 3 imprenditori

Si allarga l'inchiesta vicentina sulle cave

Si allarga l'inchiesta vicentina sulle cave

VICENZA – Si allarga l’in­chiesta della procura di Vicen­za sulle presunte tangenti in­tascate per favorire e snellire le pratiche per le autorizzazio­ni agli scavi. Sono scattate le perquisizioni anche nell’uffi­cio cave della Regione. Dopo l’arresto per concussione del funzionario dell’ufficio cave della Provincia di Vicenza An­gelo Canalia, ci sono altre sei persone indagate dalla procu­ra con l’ipotesi d’accusa di corruzione. Tra questi un funzionario della Regione, il responsabile ufficio cave della Provincia, un sindaco e tre imprendito­ri. Sul registro degli indagati è finito Erardo Garro, dirigen­te padovano del servizio Cave e Miniere della Regione Vene­to.

L'indagine sulle cave è condotta dalla guardia di finanza
L'indagine sulle cave è condotta dalla guardia di finanza
Le fiamme gialle hanno perquisito l’ufficio della Re­gione alla ricerca di ulteriori prove relative alle accuse. Il blitz è scattato anche nel­l’abitazione e nell’ufficio di Andrea Turetta, sollevato qualche tempo fa dall’incari­co in Provincia. Anche a lui è stato consegnato l’avviso di garanzia. E’ di corruzione l’ipotesi d’accusa anche per il sindaco uscente (e non rican­didabile perché al termine del secondo mandato) del Co­mune di Tezze sul Brenta, Lu­ciano Lago. Resta abbottona­to il sostituto procuratore Marco Peraro che, assieme al procuratore capo Ivano Nel­son Salvarani, sta coordinan­do le indagini. Nessuna indi­screzione nemmeno dalla guardia di finanza, che sulla vicenda non ha lasciato trape­lare alcuna informazione. Si tratta esclusivamente di un ipotesi d’accusa per ades­so. Solo le ulteriori indagini, ancora in corso, potranno sta­bilire se davvero vi siano del­le responsabilità a carico del­le persone sui cui la procura vicentina sta indagando.

Gli uomini della polizia tributa­ria stanno scandagliando i do­cumenti e i computer seque­strati a Palazzo Folco, dove ha sede l’ufficio cave della Provincia berica, alla ricerca delle autorizzazioni rilasciate agli imprenditori delle cave. Gli inquirenti intendono rico­struire il giro di mazzette che sta mettendo in subbuglio Re­gione ed enti locali. Ma gli accertamenti non so­no finiti e non è escluso che nei prossimi giorni possano saltare fuori nuovi nomi di persone che potrebbero esse­re, a vario titolo, coinvolte in quella che si sta trasforman­do in una maxi - inchiesta sul business delle cave, partico­larmente radicato e florido nel Vicentino. Una svolta rile­vante quella a cui si è arrivati in questi giorni, ma non è escluso che gli accertamenti tecnici sul materiale informa­tico, unitamente alle dichiara­zioni rese da una decina di im­prenditori sentiti nel merito dalla guardia di finanza nel­l’ultimo periodo su richiesta della procura, possano porta­re a ulteriori sviluppi.

L’inchiesta era iniziata quando le fiamme gialle, a se­guito di una serie di accerta­menti tecnico – ambientali, avevano pizzicato il geome­tra Angelo Canalia, funziona­rio dell’ufficio cave di Palazzo Folco, intascare una mazzetta da 5 mila euro da Paolo Col­po, imprenditore di Sarcedo, per velocizzare le pratiche per gli scavi ad Asiago. Inuti­le il tentativo di fuga di Cana­lia all’alt imposto dai finanzie­ri che lo aspettavano al varco. Le fiamme gialle gli avevano trovato la busta contenete il danaro ricevuto. La scorsa set­timana la Finanza aveva se­questrato a Canalia libretti di deposito, conti correnti e tito­li per 510 mila euro che, som­mati ai primi 40 mila euro già sequestrati, portano a 550 mi­la euro l’ammontare del se­questro. Si tratta di disponibi­lità finanziarie ritenute frutto delle tangenti che Canalia ha intascato negli anni tra il 2000 e il 2006, secondo l’ipo­tesi dell’accusa. L’inchiesta, dopo l’arresto per concussione del geome­tra di Lusiana, mirava pro­prio a stabilire se ci fossero al­tri coinvolti (dipendenti della Provincia o imprenditori compiacenti). Canalia, licen­ziato dalla Provincia a segui­to dell’arresto convalidato dal gip Stefano Furlani, si era difeso dall’accusa dicendo che gli episodi non erano sta­ti così frequenti asserendo che si trattava di doni. Intan­to il Tribunale del riesame di Venezia valuterà la richiesta di scarcerazione presentata dall’avvocato della difesa Mar­co Dal Ben.

Romina Varotto
14 maggio 2009

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