http://corrieredelveneto.corriere.it/veneto/notizie/cronaca/2009/14-maggio-2009/mazzette-l-inchiesta-si-allarga-perquisito-l-ufficio-cave-regionale--1501353640850.shtml
la giustizia i casi
Mazzette, l’inchiesta si allarga. Perquisito l’ufficio cave regionale
Altri 6 indagati dopo Canalia: c'è anche il primo dirigente dell’ente pubblico veneto. Nei guai il responsabile provinciale di Vicenza, il sindaco di Tezze e 3 imprenditori
Si allarga l'inchiesta vicentina sulle cave
VICENZA – Si allarga l’inchiesta della procura di Vicenza sulle presunte tangenti intascate per favorire e snellire le pratiche per le autorizzazioni agli scavi. Sono scattate le perquisizioni anche nell’ufficio cave della Regione. Dopo l’arresto per concussione del funzionario dell’ufficio cave della Provincia di Vicenza Angelo Canalia, ci sono altre sei persone indagate dalla procura con l’ipotesi d’accusa di corruzione. Tra questi un funzionario della Regione, il responsabile ufficio cave della Provincia, un sindaco e tre imprenditori. Sul registro degli indagati è finito Erardo Garro, dirigente padovano del servizio Cave e Miniere della Regione Veneto.
Le fiamme gialle hanno perquisito l’ufficio della Regione alla ricerca di ulteriori prove relative alle accuse. Il blitz è scattato anche nell’abitazione e nell’ufficio di Andrea Turetta, sollevato qualche tempo fa dall’incarico in Provincia. Anche a lui è stato consegnato l’avviso di garanzia. E’ di corruzione l’ipotesi d’accusa anche per il sindaco uscente (e non ricandidabile perché al termine del secondo mandato) del Comune di Tezze sul Brenta, Luciano Lago. Resta abbottonato il sostituto procuratore Marco Peraro che, assieme al procuratore capo Ivano Nelson Salvarani, sta coordinando le indagini. Nessuna indiscrezione nemmeno dalla guardia di finanza, che sulla vicenda non ha lasciato trapelare alcuna informazione. Si tratta esclusivamente di un ipotesi d’accusa per adesso. Solo le ulteriori indagini, ancora in corso, potranno stabilire se davvero vi siano delle responsabilità a carico delle persone sui cui la procura vicentina sta indagando. L'indagine sulle cave è condotta dalla guardia di finanza
Gli uomini della polizia tributaria stanno scandagliando i documenti e i computer sequestrati a Palazzo Folco, dove ha sede l’ufficio cave della Provincia berica, alla ricerca delle autorizzazioni rilasciate agli imprenditori delle cave. Gli inquirenti intendono ricostruire il giro di mazzette che sta mettendo in subbuglio Regione ed enti locali. Ma gli accertamenti non sono finiti e non è escluso che nei prossimi giorni possano saltare fuori nuovi nomi di persone che potrebbero essere, a vario titolo, coinvolte in quella che si sta trasformando in una maxi - inchiesta sul business delle cave, particolarmente radicato e florido nel Vicentino. Una svolta rilevante quella a cui si è arrivati in questi giorni, ma non è escluso che gli accertamenti tecnici sul materiale informatico, unitamente alle dichiarazioni rese da una decina di imprenditori sentiti nel merito dalla guardia di finanza nell’ultimo periodo su richiesta della procura, possano portare a ulteriori sviluppi.
L’inchiesta era iniziata quando le fiamme gialle, a seguito di una serie di accertamenti tecnico – ambientali, avevano pizzicato il geometra Angelo Canalia, funzionario dell’ufficio cave di Palazzo Folco, intascare una mazzetta da 5 mila euro da Paolo Colpo, imprenditore di Sarcedo, per velocizzare le pratiche per gli scavi ad Asiago. Inutile il tentativo di fuga di Canalia all’alt imposto dai finanzieri che lo aspettavano al varco. Le fiamme gialle gli avevano trovato la busta contenete il danaro ricevuto. La scorsa settimana la Finanza aveva sequestrato a Canalia libretti di deposito, conti correnti e titoli per 510 mila euro che, sommati ai primi 40 mila euro già sequestrati, portano a 550 mila euro l’ammontare del sequestro. Si tratta di disponibilità finanziarie ritenute frutto delle tangenti che Canalia ha intascato negli anni tra il 2000 e il 2006, secondo l’ipotesi dell’accusa. L’inchiesta, dopo l’arresto per concussione del geometra di Lusiana, mirava proprio a stabilire se ci fossero altri coinvolti (dipendenti della Provincia o imprenditori compiacenti). Canalia, licenziato dalla Provincia a seguito dell’arresto convalidato dal gip Stefano Furlani, si era difeso dall’accusa dicendo che gli episodi non erano stati così frequenti asserendo che si trattava di doni. Intanto il Tribunale del riesame di Venezia valuterà la richiesta di scarcerazione presentata dall’avvocato della difesa Marco Dal Ben.
Romina Varotto
14 maggio 2009
Nessun commento:
Posta un commento