lunedì 2 novembre 2009

Certo che mettersi con uno che si chiama CANALIA è un bel azzardo.

Giornale di Vicenza 31/10

«Controlli scarsi o del tutto assenti
Nelle cave una serie di irregolarità»

L'INDAGINE SU CANALIA E MAZZETTE. Svolta nel filone investigativo sulle violazioni ambientali commesse nelle attività di escavazione. I consulenti della procura e la forestale hanno consegnato le relazioni. «Prelievi sistematicamente superiori al previsto»

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Una delle oltre 200 cave autorizzate nel Vicentino. FOTO ARCHIVIO

Vicenza. Una lunga serie di irregolarità maturate negli anni e causate anche dalla carenza, se non dalla totale assenza, di controlli da parte di tutti gli organi preposti.
Il filone ambientale dell'indagine su cave e mazzette, scattata in primavera con l'arresto del funzionario della Provincia Angelo Canalia di Velo di Lusiana, e proseguita con perquisizioni e denunce fra maggio e giugno, è arrivato ad una svolta.
In giugno, il procuratore Salvarani e il pm Peraro avevano ordinato al corpo forestale dello Stato di analizzare nel dettaglio tutte le attività di escavazione collegate a Canalia; e quindi, quelle del cavatore Piero Colpo, parte offesa nell'inchiesta per concussione, e soprattutto della famiglia Seganfreddo di Pozzoleone: Giuseppe e i figli Antonio Tiziano e Mario sono infatti iscritti sul registro degli indagati con l'ipotesi di corruzione accanto a accanto all'ex sindaco di Tezze sul Brenta Luciano Lago, al dirigente della Provincia Andrea Turetta e al dirigente della Regione Erardo Garro.
Nei giorni scorsi, i due consulenti incaricati dai magistrati di coadiuvare i forestali del comandante Daniele Zovi (si tratta del dottor Gianni Raniero e del veronese Alessandro Rebonato) hanno depositato le loro relazioni in procura.
Da quanto è trapelato, il quadro delle cave che hanno analizzato è pesante, per vari motivi.
In primo luogo è emerso che gli enti incaricati di controllare le attività di escavazione - Comuni, Provincia e Regione -, negli ultimi anni non avrebbero vigilato in maniera sufficiente. Anzi: alcune irregolarità risalirebbero molto indietro negli anni, ma nessuno le ha mai segnalate. Com'è possibile? Gli uffici tecnici comunali non hanno compiuto le verifiche previste dalle normative?
In secondo luogo, nei controlli accurati effettuati in questi mesi dai forestali è emerso che la realtà dei fatti è ben diversa da quella rappresentata sulle carte. Le attività di escavazione spesso interessano porzioni di territorio lontane da quelle indicate nella documentazione consegnata alle amministrazioni e autorizzata a suo tempo. In ogni caso, le differenze sono sempre a vantaggio del cavatore, che ha compiuto prelievi «sistematicamente superiori» a quelli autorizzati. A carico dell'ambiente. Un meccanismo considerato criminale capace di garantire lauti incassi, spesso esentasse perché non previsti e mai registrati.
In questa maniera, in talune zone del Thienese e dell'Altopiano di Asiago il dissesto idrogeologico è risultato palese, soprattutto in corrispondenza delle falde, dove non è consentita l'escavazione per il rischio di inquinamento. E invece i controllori incaricati dai magistrati hanno trovato cave piene d'acqua di falda.
Che accadrà ora a quelle cave? E a chi non ha verificato? La palla passa alla procura.

Diego Neri

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